Autunno Tedesco, Stig Dagerman (Iperborea)

Stig Dagerman, anarchico lucido, cronista appassionato, militante sempre dalla parte dei vinti, degli offesi, in Autunno tedesco pubblicato da Iperborea (pag. 160), descrive una Germania sventrata, in macerie, ancora fumante nell’autunno del 1946. Nulla di nuovo, si dirà, ma la sua è una descrizione da scrittore, non da giornalista, ricca, toccante nella sensibilità con cui viaggia e osserva città ridotte a cumuli di mattoni, cemento sbriciolato e ferri attorcigliati, abitate da un popolo con gli occhi ancora furi dalle orbite, o con buchi neri al posto degli occhi, che ricorda per alcuni versi la “Germania anno zero” di Rossellini. Ci si scanna per un tozzo di pane a Berlino, Colonia, Amburgo, Monaco, Dresda, quest’ultima liquefatta dalle potenti bombe incendiarie americane. Neanche Churchill avrebbe potuto immaginare tanto. La gioventù tedesca si trova in una situazione tragica. Va in scuole con lavagne inchiodate alle finestre, dove non c’è niente per poter leggere e scrivere. “Questa gioventù diventerà la più ignorante del mondo, dice il giovane dottore Essen.” E sembra inutile ottimismo immaginare quei giovani occupati nelle nuove organizzazioni democratiche. Troppo affamati per pensare a nuove elezioni.  Gli adulti e i vecchi sono anche loro affamati e impoveriti. Ma alcuni di loro ripensano con nostalgia a “quando si stava peggio”, che tutto sommato con Hitler c’era, se non ricchezza diffusa, almeno decoro e ordine. Non troppo diversamente dalla nostalgica Italia post bellica e “democristianizzata”. Con una grande differenza: il popolo tedesco aveva pagato in massa gli orrori della furia Hitleriana, tranne pochi che avevano fatto fortuna col nazismo e avevano conservato i privilegi anche dopo la caduta del terzo Reich. Tutti gli altri, semplicemente antinazisti, privati di tutto e ridotti a vagare tra le rovine in cerca anche di una sola patata, di un posto dove dormire al riparo. Una grande quantità di tedeschi frastornati, delusi anche dalla liberazione e dagli alleati, due volte sconfitti perché, in quanto antinazisti, non erano convinti di non avere alcuna responsabilità nella sconfitta tedesca. Sono auto-condannati a una passività assoluta, perché essere attivi significava collaborare con elementi ambigui, gli stessi odiati in dodici anni di oppressione. Ma il dottor Schumacher del nascente partito socialdemocratico, oratore raffinato, conquista quasi tutti con la nuova propaganda per traghettare il popolo tedesco verso una nuova democrazia. Leggendo Dagerman non si scopre certo l’acqua calda, molti penseranno che miseria e povertà sono il minimo contrappasso per le atrocità del Führer e dei suoi uomini. Ma questa lettura invita ad abbandonare il bianco o il nero. La Germania ha causato, la Germania ha pagato. Troppo sbrigativo. Ci sono invece le zone grigie. Sono molti di più quelli che hanno pagato di quelli che hanno causato. Autunno tedesco va letto, almeno per ripensare le cose da una diversa prospettiva. È come riascoltare il coro dell’orchestra della Radio tedesca: erano diavoli ma cantavano come angeli.

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