Nata Clara Josephine Wieck, la maggior parte dei posteri la conosce con il cognome più altisonante del compositore delle celebri sinfonie di impronta romantica. Robert Schumann è oggi, in effetti, tra i due, quello più celebre. Ma Clara era quella che aveva la musica nel patrimonio genetico. Da parte di madre, soprattutto, cantante e pianista che ereditava a sua volta la passione per la musica dal nonno compositore. Il padre, invece, fu quello che la seguì in ogni tappa dell’escalation che la portò a essere nominata virtuosa da camera dell’imperatore. Dal metodo pedagogico all’organizzazione dei concerti. Tutto era definito nei minimi dettagli dal Sig. Wieck. Fino a divenire asfissiante, tanto che Clara, innamoratasi ancora adolescente di Robert Schumann, poté sposarlo solo all’età di ventun’anni. Era allievo di suo padre, il quale non ne apprezzava il talento musicale e non vedeva di buon occhio le venature innovative delle sue composizioni. Omnia vincit amor.
Ahimè, i problemi vennero in seguito. Ai primi anni felici di matrimonio, tra tournèe musicali di Clara e incarichi di prestigio di Robert, seguirono momenti difficili. Amnesie, segni tangibili di instabilità mentale, tentativi di suicidio di Robert che fu, infine, internato in manicomio e morì qualche anno dopo.
Clara portò avanti l’attività concertistica e si dedicò all’interpretazione delle composizioni del marito. Ottenne anche la cattedra di pianoforte a Francoforte sul Meno. Tuttavia, le ore dedicate allo studio del pianoforte erano tante e fu ripetutamente colta da quella che i medici d’oggi chiamerebbero “crisi da sovraccarico”. Era volitiva, determinata e non si risparmiava nei giudizi. Neanche nei confronti dei grandi della musica. Di alcune opere di Wagner disse che erano ripugnanti.
Forse, non sarà stato facile affrontare il peso della celebrità. Oppure il peso dell’assenza. O entrambi. Spesso, la forte dedizione a qualcosa cela remote voci interiori che continuano ad urlare anche se noi rimaniamo in silenzio.
Scopri i libri di Chiara Pepe
Non avrei mai potuto immaginare che prima di Beatrice Venezi fosse esistita una donna altrettanto coraggiosa e caparbia.
Grazie