Davide Bottiglieri, Omicidi in si minore (Les Flâneurs Edizioni)

Anno domini 1780, Transilvania, a Cluj «l’occhio violento di Dio si posò sul suo prodigo figlio». Al giovane autore Davide Bottiglieri basta una frase per catapultare il lettore nel suo “Omicidi in si minore” (Les Flâneurs Edizioni) e incatenarlo violentemente ai suoi misteri.

Il prodigo figlio altri non è che il protagonista delle pagine, un ispettore dotato di rara intelligenza e perspicacia. Per questo il brillante Ljudevit Alecsandri, benché giovane, fa parte del Plotone d’esecuzione: un manipolo di forze della polizia votato alla cattura dei criminali della città destinati alla forca. Alecsandri tuttavia dovrà scontrarsi con un nemico se possibile più intelligente, sempre avanti di una mossa, un’ombra che inizierà a uccidere e profanare i corpi delle sue vittime lasciando un messaggio per sfidare il “Terzo occhio di Cluj”. L’ispettore, a cui dall’indistinta e corrotta massa di cittadini sono stati affibbiati appellativi peggiori come “il figlio del demonio, la lingua di Bafomet, il dannato in terra”, si lancerà alla sua ricerca come un segugio percorrendo le viuzze buie e dimenticate da Dio della cittadina sotto il dominio dell’imperatore Giuseppe II.

Tanto della trama deve essere sufficiente perché svelare di più sarebbe fare un torto alla fruizione di un libro ammaliante e a tratti piacevolmente claustrofobico. “Omicidi in si minore” passeggia con disinvoltura sull’orlo del baratro e impregna il mistero principale di una forte connotazione religiosa. Basti pensare che quasi ogni capitolo cita passaggi carpiti al Libro di Ezechiele della Bibbia, passaggi che tracciano un Dio furioso e vendicativo, implacabile e senza compassione. Da qui si evolve la personalità dell’ispettore che, lungi dall’essere caratterizzato come cavaliere senza macchia, è da subito dilaniato e spezzato in due: da un lato la pietascristiana, dall’altro il braccio fermo della giustizia. Quella tra bene e male, luce e ombra, virtù e peccato, è una dicotomia cara anche al Faust di Goethe e tra le pagine sembra inevitabilmente pendere verso la dannazione «perché più tempo guarderete l’abisso, più esso sarà in voi». L’abisso di Ljudevit Alecsandri, che è quello di Cluj, striscia tra i suoni e le pause della “Sonata in si minore” di Liszt, cui accenna l’autore nel titolo. I movimenti della composizione (Lento assai, Notturno, Allegro energico e Lento assai) scandiscono il ritmo della narrazione mentre il finale – che finale non è –  “Prove per un requiem”è adrenalinico e aperto ed esige che Bottiglieri continui a raccontare per non lasciare che la vera “vittima” sia il lettore rimasto sulle spine.

 

Davide Bottiglieri

Omicidi in si minore

Les Flâneurs Edizioni

Euro 16,00

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