Degli esordi e altre storie

Nella mia (breve) carriera di editore sono entrato ormai in contatto con una vasta tipologia di autori. Si va da un estremo all’altro: da quelli che pensano di aver scritto il nuovo capolavoro mondiale della letteratura a quelli che invece, pur avendo scritto qualcosa di dignitoso, non hanno il coraggio di tirar fuori il manoscritto dal cassetto. Nel mezzo, una serie non indifferente di sfumature.

Sembra che a volte io sia molto critico nei confronti degli scrittori in erba. Non è così, o meglio, la mia non è mai una critica fine a se stessa. Cerco soltanto di essere il più diretto possibile, di raccontare senza troppo giri di parole quello che è il difficile universo editoriale, tentando soprattutto di “proteggerli” da possibili delusioni. Intorno a un libro, infatti, si aprono un’infinità di scenari, di sogni e di speranze che rischiano di essere brutalmente disattese.

Avere delle aspettative è più che lecito, avere delle aspettative irrealistiche genera soltanto rabbia e frustrazione. Le vittime più indifese sono spesso proprio gli esordienti che in molti casi, direi purtroppo, si avvicinano all’editoria completamente vergini rispetto alle sue dinamiche, credendo che un libro possa cambiargli la vita. Intendiamoci, a volte accade, ma in una percentuale che rappresenta più un’eccezione che qualcosa di ordinario. Oggi non è tollerabile voler pubblicare un libro e non avere la minima idea di come funzioni tutto il processo redazionale. Moltissimi non conoscono nemmeno quelli che sono i numeri con i quali confrontarsi. In un mese vengono registrati mediamente 5000 codici Isbn. Un’enormità se si confronta con il numero medio di copie vendute in un anno per singolo titolo che è di appena 320. È facile, dunque, immaginare che ci sono libri che vendono migliaia di copie e altri che non arrivano nemmeno a 50. Questa mancata percezione del reale porta inevitabilmente a fare voli pindarici. Molti autori sperano di realizzare un film dal loro libro perché magari qualche buon tempone gli ha detto che il loro romanzo si presta benissimo a una trasposizione cinematografica. Altri ancora sono convinti che tramite quale tortuoso percorso di conoscenze il libro possa arrivare sulla scrivania di Fabio Fazio e dal giorno dopo vendere milioni di copie. Nell’attesa che tutto questo (non) accada ci si dimentica di una cosa: la gavetta. Anche nell’editoria esiste. Consapevoli di questo, si potrà vivere la bellissima esperienza della pubblicazione in maniera sana e arricchente, evitando che le aspettative disilluse possano far venire meno quello che a uno scrittore non deve mai mancare: la passione per la scrittura prima di tutto.

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