Quando nasce una nuova casa editrice è come assistere alla venuta al mondo di un bambino: si è immensamente felici eppure preoccupati per quello che sarà il suo futuro. Lo scorso aprile è stata la volta di “DOTS” (sito: www.dotsedizioni.it), grazie all’editore barese Alessio Rega. La direzione è stata affidata a Carlotta Susca, classe 1984, editor, ghost writer e consulente editoriale. Una laurea in Scienze della Comunicazione, una in Editoria libraria e multimediale (è stata docente per 3 anni all’Università degli Studi di Bari) e un’altra in Filologia moderna, è anche dottoranda con un progetto di ricerca sulle serie TV, oltre a insegnare in corsi di editoria e scrittura. Ed è proprio a Carlotta che sottoponiamo alcune domande.
In questo momento in cui abbondano i libri non letti e le case editrici, perché aprirne una nuova?
Questa è la domanda delle domande. La risposta romanzata è che pubblicheremo i libri che vorremmo leggere ma non esistono ancora, che ci piace costruirne con chi ha buone idee, che crediamo di poter svolgere un buon lavoro, che siamo consapevoli di non poter essere il nuovo che avanza ma proveremo a distinguerci, nel nostro piccolo. La risposta sincera è che sappiamo che non è facile, oh, se lo sappiamo, ma che Manuzio ce la mandi buona.
Come mai questo nome?
Battezzare è sempre una responsabilità: nel caso di DOTS il nome ci è parso adatto perché si è presentato insieme a un payoff («Abbiamo il pallino delle storie») e ad una definizione delle tipologie di libri che avremmo voluto pubblicare e che corrispondono a delle coordinate e non a delle collane – abbiamo scelto di non averne, di immaginare un catalogo in cui ci si potesse muovere da un libro all’altro per attinenza, seguendo dei percorsi. Così, un pallino è quello che indica «voi siete qui», e che idealmente corrisponde alle narrazioni legate a un luogo; due pallini sono quelli che portano da un luogo all’altro, di qui le storie di viaggio, con cui abbiamo esordito; i tre pallini sono puntini di sospensione, e per noi corrispondono a storie che raccontino il presente nei suoi aspetti inespressi o su cui c’è ancora da dire. Poi sappiamo bene che un nome si rivela vincente quando i contenuti sono validi e lo connotano positivamente, lavoriamo perché sia così.
I libri si acquistano anche per le copertine. Cosa avranno di speciale le vostre?
Abbiamo pensato di declinare il tema dei pallini anche nella grafica: l’immagine delle copertine è coperta da colori forti e viene solo intravista attraverso dei buchi, che ne evidenziano alcune parti. L’idea è quella di indurre curiosità e fare leva sulla cooperazione interpretativa del futuro lettore.
Ci presenti lo staff?
Oltre ad Alessio Rega, l’editore che in Puglia si sta distinguendo perché ha creato attorno alla sua prima casa editrice Les Flâneurs un nutrito gruppo di lettori affezionati e autori che si considerano una famiglia, c’è Antonietta Rubino, con cui ho lavorato a lungo in passato e con cui sono felice di lavorare ancora: si occupa della promozione dei libri, è una correttrice di bozze dalla precisione maniacalmente necessaria e un valido sostegno nella progettazione grafica. Per la promozione abbiamo il sostegno di Michele Casella, esperto di comunicazione nei suoi aspetti multimediali e crossmediali. Gli editori sono tanti, è vero, ed essere piccoli ha i suoi vantaggi, consente di lavorare su piani diversi da quelli della grande editoria, cercando di avere una cura più artigianale nel lavoro e una attenzione maggiore alle persone.
A quale fetta di mercato pensate di rivolgervi?
Non abbiamo pensato ai nostri lettori come a una particolare fetta con caratteristiche anagrafiche; nella scelta dei libri ci stiamo concentrando sulla loro utilità informativa o piacevolezza letteraria. Il nostro pubblico ideale utilizza diversi strumenti di informazione e intrattenimento ed è predisposto ad apprezzare la commistione di testo e immagini (come nel Futuro dopo Lenin, in cui le bellissime foto di Marco Carlone sono parte integrante del racconto), così come una narrazione interamente verbale costruita con maestria. È il caso della nostra seconda pubblicazione, un romanzo di cui ancora non possiamo dire nulla ma di cui ci siamo innamorati.
La vostra prima pubblicazione, invece?
S’intitola “Il futuro dopo Lenin. Viaggio in Transnistria”. Autore è il collettivo volna mare, con cui abbiamo progettato il libro insieme ancora prima che DOTS esistesse. Simone Benazzo, Marco Carlone e Martina Napolitano sono preparatissimi, vulcanici e inarrestabili, e sono davvero felice che facciano parte della nostra squadra come autori.