Il successo del “Romance”

Spesso considerato letteratura di serie B, il romance è invece uno dei generi che riscuote maggiore successo tra i lettori e tiene in piedi l’industria editoriale, italiana e non solo. I motivi sono molteplici: storie che emozionano e fanno sognare, lieto fine assicurato e personaggi con i quali è difficile non identificarsi. Per approfondire il tema, abbiamo intervistato Valentina Ferraro e Veronica Pigozzo, direttrici della collana tutta al femminile di Les Flâneurs Edizioni.

Perché il romance piace tanto?

Va: Perché a leggere sono soprattutto le donne che, dopo una lunga giornata fatta di lavoro/figli/casa/studio hanno voglia di sgombrare la mente e rilassarsi e il Romance è la “medicina” giusta. Questo genere di romanzo fa sognare, aprire il cuore e dimenticare per un attimo la routine che inevitabilmente prende il sopravvento.

Ve: Credo che dipenda dal fatto che la vita, fatta eccezione per pochi, sia cruda e spesso costellata di “mai una gioia”, per cui sempre più persone ricercano la favola, quell’amore dei sogni, tra le pagine dei libri.

Qual è il profilo, se esiste, della lettrice/lettore del romanzo rosa?

Va: Donna; sognatrice; romantica; piena di impegni! Diffidate da quelli che vi dicono che il Romance è per casalinghe disperate che rimpiangono la propria gioventù: mai teoria fu più sbagliata.

Ve: A differenza di quanto dicono, non sono solo le donne sopra i 40 a cercare il lieto fine romantico fra i libri ma tutta la fascia che va dai 16 ai 60 e più. Di certo è un genere che raccoglie i favori del pubblico femminile per la quasi totalità, di chi vuole evadere da una realtà spesso dura o piuttosto piatta, ma non mancano quelli che si avvicinano al genere per puro svago.

Quali caratteristiche deve avere un buon romance per far breccia nei lettori?

Va: A mio avviso un Romance ben riuscito deve avere dialoghi accattivanti, un personaggio maschile degno di nota, uno scossone che lascia con il cuore in gola e una buona dose di scene “hot” che non siano però esagerate, troppo lunghe o troppo esplicite. Ci si deve poter rivedere nel romanzo e ovviamente è fondamentale il lieto fine.

Ve: Ogni lettore Cerca qualcosa fra le righe che sceglie di leggere. Per ciò che ho avuto modo di vedere negli ultimi anni, però, credo che la maggior parte dei lettori di Romance cerchi personaggi originali che rimangano impressi, emozioni forti, a volte anche piuttosto tormentate, e dialoghi di impatto.

Se dovessimo fare un identikit delle protagoniste di questi romanzi, siamo ancora di fronte a donne che impazziscono per amore e subiscono il fascino del bello e dannato? O qualcosa è cambiato?

Va: Sicuramente la protagonista femminile deve ritrovare nel “lui” di turno il bello e dannato, non necessariamente tenebroso, e sì, che la faccia un po’ impazzire. Ma perché la storia funzioni è fondamentale che “lei” abbia gli attributi, una di quelle protagoniste che davanti al bad-boynon si sciolga a ogni parola ma che sia in grado di tenergli testa. Poi dipende dall’età della protagonista: l’errore più comune è quello di descrivere protagoniste femminili che a vent’anni parlano e si comportano come donne vissute e, di contro, trentenni che ragionano come ragazzine di quindici anni. Non è mai facile trovare il giusto mix. Io, per esempio, non sopporto le timorate di Dio che nel giro di due capitoli si trasformano in femme-fatale e comandano a bacchetta il maschiaccio di turno che si è magicamente trasformato in uno zerbino.

Ve: Credo che qualcosa si sia mosso, adesso ci sono 2 categorie: quella della donna ingenua che viene “svezzata” dall’uomo con molta più esperienza, scoprendo lati del proprio carattere che prima ignorava, e quella delle donne con gli attributi, che sanno da sempre ciò che vogliono e cercano nel proprio compagno un loro pari, che non sono poi diverse da loro per quanto riguarda gli appetiti, diciamo così. Personalmente credo che la perfezione stia nel mezzo, quello che non deve mai mancare in una protagonista femminile è la sincerità. Le donne, che come abbiamo detto sopra sono il motore del Romance, rispondono bene ai personaggi maschili incredibili, ma non perdoneranno mai uno scrittore per una protagonista femminile troppo lontana dalla realtà.

Quali sono gli elementi principali del romance? È possibile individuare uno schema ricorrente nella narrazione?

Va: Immagino di sì: la prima cosa che mi viene in mente è il fatto che i due protagonisti siano agli antipodi come il diavolo e l’acqua santa. Basta uno sguardo e sono farfalle e scintille come se non ci fosse un domani. Un avvicinamento e un repentino allontanarsi (per colpa di “lui” nella maggior parte dei casi). Una scena epica che li faccia riavvicinare e il vissero felici e contenti. Sono fermamente convinta che la trama, di per sé, sia poco importante, quello che regala al romanzo un valore aggiunto è il modo in cui viene sviluppata, la caratterizzazione dei personaggi, il luogo in cui viene ambientato, i dialoghi accattivanti. Ma questo vale per qualunque genere letterario: giallo, horror, narrativa.

Ve: Sì, il Romance ha dei canoni e delle regole molto precisi. Intanto non bisogna fare aspettare troppo I lettori con il primo incontro fra i due protagonisti. Non si va mai oltre il quarto capitolo! Ci deve essere un ostacolo a minare la serenità della coppia principale, e non guasta che i due protagonisti abbiano delle spalle su cui fare affidamento. Altra cosa che non può mancare è il lieto fine, così come il punto di svolta. In pratica, Se dovessimo paragonarlo a un elemento, potremmo dire che il Romance è una montagna russa alla fine della quale viene consegnato uno scatto sorridente del momento più pauroso di tutto il percorso.

Come mai nel selfpublishing, il romance è il genere più diffuso?

Va: Immagino che sia perché ci sono moltissime più autrici di romance che di altri generi e il mercato delle case editrici – ormai un po’ saturo – non offre a tutte la possibilità di vedere pubblicata la propria storia. A volte, complice le lunghe attese per la valutazione e pubblicazione di un romanzo, le autrici tendono a provare la strada del selfpublishing e “vedere come va”, è il mercato stesso a offrire questa possibilità e spesso viene perseguita questa strada senza cognizione di causa. In alcuni casi la scelta viene fatta in modo superficiale, in altri ci sono autrici bravissime che non sono disposte a scendere a compromessi.

Ve: Credo che dipenda dal fatto che il Romance è il genere più letto dalla fascia che si avvale di piattaforme digitali per la lettura. Chi legge Romance spesso lo fa in modo compulsivo, per cui predilige il formato digitale poiché più pratico e meno dispendioso, di conseguenza sa che se vorrà essere eletto a sua volta quello sarà il canale su cui fare affidamento.

Chi è la più brava autrice romance in Italia? E all’estero?

Va: Il primo nome che mi viene in mente è Chiara Parenti. Il suo modo di scrivere è accattivante, tiene il lettore incollato alle pagine e le sue storie sono originali e ben strutturate. Ad oggi la mia preferita. Un’altra autrice molto brava è Anna Nicoletto: una scrittura fresca e personaggi non stereotipati. Un bellissimo lessico e fortissima nei dialoghi.

Per quanto riguarda le straniere ce ne sono tantissime degne di nota: Amy Harmon, Brittainy C. Cherry, Colleen Hoover e la mia preferita in assoluto: Penelope Douglas.

Ve: La risposta è molto soggettiva. In cima alle classifiche italiane c’è sicuramente Amabile Giusti, mentre per quello che riguarda l’estero Colleen Hoover è una delle più gettonate, ma io ho altri nomi sul mio podio personale per quello che riguarda il panorama internazionale. Primo fra tutti Amy Harmon, seguita da Katie McGarry e Jay Crownover.

“Lieto fine” sempre e comunque?

Va: Sempre. Mi è capitato ultimamente di leggere un romance dove, nell’ultimo capitolo, il protagonista maschile muore in un incidente stradale. Non ci ho dormito per tre notti, avrei voluto strozzare l’autrice!

Ve: Il lieto fine, se parliamo di Romance puro, è d’obbligo, ma penso che l’happy ending possa anche essere nascosto dietro un evento tragico. E sempre più spesso le autrici straniere ci dimostrano il fatto che non c’è libro che rimanga più impresso di quello per cui versiamo valanghe di lacrime.

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