Facciamo parlare prima i lettori, che contano più di qualsiasi dotto letterato e di qualche critico arrampicato su cattedre spesso pilotate. Abbiamo spulciato qui e là tra le varie piattaforme dove chi conta (in questo caso chi compra) può esprimere il proprio parere: ebbene oltre il 90% dei lettori ha valutato “Fiori sopra l’inferno”, il fortunato esordio letterario (quattro edizioni in un mese!) di Ilaria Tuti, da ‘buon libro’ a ‘capolavoro’. Insomma da leggere. E che il thriller psicologico della quarantaduenne friulana fosse nato sotto una buona stella lo si è intuito dal suo esordio al Salone di Francoforte, dove sbaragliando la feroce concorrenza è stato venduto in molte nazioni. E in effetti di ottima letteratura di svago si tratta.
In breve la trama: siamo nell’immaginario paesino di Travenì, incastonato nelle gelide Dolomiti friulane a confine con l’Austria (i luoghi d’infanzia della Tuti), che viene improvvisamente sconvolto da una serie di efferati omicidi. Il pericolo sembra provenire dalla circostante foresta. A seguire le indagini è Teresa Battaglia, commissario sessantenne ed esperta Profiler, alla quale spetta l’onere di catturare il killer, dopo averne compreso l’intricata psicologia (un mostro dal passato “interrotto”, vittima anch’esso delle teorie del dottor Spitz:scoprire il linguaggio e il comportamento di un bambino nutrito di cibo e privato dell’affetto) e cercare di salvare la prossima e probabilmente ultima vittima.
Fluida e piacevole la scrittura di Ilaria Tuti, deus ex machina di un nuovo, imperdibile personaggio: Teresa Battaglia. Una donna non giovanissima né avvenente(dimenticate le cosce al vento su tacco 12 ai fornelli), difettata nel fisico e piena di difetti, volgare, irascibile, materna senza essere madre (indovinato e bellissimo il rapporto odio-amore che instaura con il suo giovane sottoposto Massimo Marini); una donna che non ha armi se non il suo cervello. Impossibile non amarla.
Fiori sopra l’inferno
Ilaria Tuti
Longanesi (La Gaya scienza)
366 pg., Euro 16,90