La magia degli amici che condividono la passione per i libri: la scoperta di nuove voci. A volte sorprendenti e sublimi come quella di Kent Haruf, pluripremiato romanziere e autore de “Canto della pianura” e che purtroppo non potremo più udire (è morto nel 2014). In Italia il merito della pubblicazione va ad una microscopica casa editrice, la NN Editore, che ha pubblicato la trilogia (detta “della pianura”) di cui questo romanzo fa parte, complice una mirabile traduzione di Fabio Cremonesi.
Una trilogia che lo stesso autore ha definito “aperta”, nel senso che i romanzi si possono leggere scegliendo una propria sequenza, essendo ciascuno slegato dagli altri. Chi scrive ha scelto di cominciare dall’ordine cronologico di pubblicazione scelto da Haruf. In febbrile attesa di leggere e consumare le pagine degli altri due (che sono già sul comodino virtuale del Kindle).
Haruf come Stephen King con Derry, ha scelto di ambientare tutte le storie in un luogo immaginario, Holt nel Colorado che Tommaso Pincio ha definito: «piccola città dove ci sembra di vivere da sempre e che mai vorremmo lasciare». Parole sacrosante: leggere per capire. E i personaggi che qui si muovono sono persone comuni, talmente comuni che splendono per la loro apparente straordinaria insignificanza.
E ci si affeziona a tutti loro. A cominciare da Ike e Bobby due tenerissimi e bravi ragazzini, figli di Tom, insegnante integerrimo e affettuoso padre che cerca di riempire il vuoto che Ella, sua moglie, a causa di una depressione, sta creando nella crescita dei due figli, pur essendo a loro molto legata, a seguito della scelta di abbandonare la famiglia per trasferirsi altrove.
Poi c’è Victoria, adolescente inquieta rimasta incinta e per questo cacciata via da casa da sua madre; la ragazza verrà accudita prima da Maggie, collega di Tom (di cui è innamorata, non tanto segretamente), quindi da quelli che sono i personaggi più belli del romanzo: i due burberi (solo all’apparenza) fratelli McPheron, Harold e Raymond, che proprio su richiesta di Maggie decidono di ospitare la futura mammina. La loro vita solitaria di allevatori indefessi si ammorbidirà con le nuove arrivate (a nascere sarà una bimba), fino a diventare la migliore che abbiano mai sperato di avere.
Una scrittura asciutta, pulita ed estremamente scorrevole per descrivere che esiste ancora la speranza e la fiducia da riporre nell’essere umano, che esiste il senso di appartenenza e la solidarietà. Uno sguardo disincantato e mai cinico al piccolo mondo di provincia, che fa bene al cuore. Grazie.
Canto della pianura
Kent Haruf
NN Editore, 2015
304 pp., Euro 18,00