In questi ultimi mesi, complici le restrizioni e anche la voglia di ritrovarmi senza impegni esterni, a fare ciò che più piace, ri‒godendomi il silenzio e la solitudine, ho letto molto, più del solito di certo.
Quando scelgo i libri da comprare sono spinta solo dalla curiosità. Non importa il nome dell’autore o se mi arrivi un giudizio negativo o positivo, ciò che mi spinge all’acquisto è il punto interrogativo che si apre nella mia testa, quando i miei occhi si poggiano su un titolo e una copertina.
Dunque anche in questo periodo sono andata avanti… a punti interrogativi. Alcuni testi mi hanno delusa, ma in genere non mi succede per le piccole case editrici, come Les Flaneurs per esempio.
Lo so, non si fa, ma è più forte di me, resisto ma poi viene fuori la prof. che ero con la penna in mano, puntigliosa anziché no. Però sono davvero felice quando non ho bisogno di fare correzioni e mi ritrovo all’ultima pagina soddisfatta della scrittura e del contenuto. Sono questi i libri che entrano in me.
Mi spiego: quando un libro mi piace davvero, lo leggo velocemente, tipo un’ottanta pag. al giorno, e poi lo rileggo con la matita in mano per sottolineare quello che mi piace davvero, quello che mi incanta, quello che vorrei diventasse mio. E infatti quando arrivo alla fine il libro è in me, completamente assorbito, anche se presto… dimenticato. È come fosse un’overdose, che mi fa dimenticare tutto. Col tempo però mi basta sfogliarlo e mi ritrovo d’incanto nei luoghi e nell’azione della narrazione.
Mi sono avvicinata dunque a questo libro “La verità dei topi” di Massimiliano Nuzzolo ‒ Les Flâneurs Edizioni ‒ di primo mattino, su una spiaggia stupenda vicino ad Ostuni, e ho continuato per tre giorni. Ho scoperto che si può scrivere un romanzo che sia nello stesso tempo un racconto, un giallo, un testo per battute teatrali e in più, come dono, un po’ di ironia sottile al momento giusto e i ricordi di viaggio come quello arcinoto di Santiago di Compostela e il profumo di una paella valenciana. Che siano i libri a chiamare le persone lo scrive anche l’autore, Massimiliano, ma io, oltre ad essere chiamata dal suo, me lo sono goduto dall’inizio alla fine, e se ho resistito al segno di matita fino alla metà del testo, poi non ce l’ho fatta più e ho sottolineato tanto, tutto quello che meritava di essere ricordato. Vi allego la foto di una pagina come esempio della “violenza” che uso quando un libro mi piace davvero.
L’Editore Alessio Rega mi perdoni e… Massimiliano Nuzzolo pure!