Su una cosa non si discute: Sgarbi critico d’arte è insuperabile nella sua preparazione e capacità dialettica. E il format che sta portando in giro lungo la penisola, una lectio magistralis dedicata a Michelangelo, dopo quella sul Caravaggio dello scorso anno, funziona. Trascinante la formula dello spettacolo: immagini suggestive proiettate su tre pannelli e un eccellente violinista (Valentino Corvino) a fare da intermezzo alle varie parti.
Sgarbi prende per mano lo spettatore e lo conduce in un viaggio unico, raccontando la vita e soprattutto le opere di un artista “celestiale”, che per grandezza e visionarietà «è la dimostrazione che Dio esiste». Dalla Pietà scolpita a soli 23 anni, alla collaborazione con il pugliese Niccolò dell’Arca a Bologna, dal Davide al Mosè; si prosegue poi con il Michelangelo pittore, dal Tondo Doni alla irraggiungibile Cappella Sistina; e si ritorna in chiusura ancora una volta alle sculture, le ultime di una carriera irripetibile, con le Pietà Bandini e Rondanini e i Prigioni. Azzardati ma efficaci i parallelismi con l’arte moderna: da Pollock a Henry Moore, da Alberto Giacometti a Jan Fabre.
Ma non basta. Perché a rovinare il tutto, così come Hyde da Jekyll, dallo Sgarbi dotto e affabulatore d’arte, viene fuori troppo spesso lo Sgarbi personaggio pubblico, volgare ed eccessivo. Sempre tendenzioso. Per fortuna ha risparmiato al pubblico del teatro il water. Ed ecco che dieci preziosissimi minuti di lezione vengono sciupati per girare intorno al “caso Weinstein”, ad Asia Argento e alla penetrazione anale (probabile suo sogno erotico o omoerotico?), rivelando tutto il disprezzo per “L’urlo” di Munch e abbinandolo all’atto sessuale di cui sopra. Così come nel precedente spettacolo su Caravaggio aveva abilmente fatto serpeggiare il binomio omosessualità-Aids, dimenticando che è cosa ormai conclamata che ad esserne colpite sono le donne etero. Che dire delle striscianti insinuazioni –lungo tutto lo spettacolo – sul pericolo dell’invasione musulmana in Occidente, con tanto di inni all’intolleranza e al razzismo? Non ci si può trincerare dietro la distruzione di Palmira da parte dell’Isis senza tralasciare le barbariche invasioni dei cattolicissimi spagnoli nel Centro America e la distruzione totale di civiltà intere come gli Inca o i Maya. Per non parlare delle incursioni sull’attualità, abbinando qui e là i volti scolpiti e dipinti per l’eternità dal genio michelangiolesco a personaggi pubblici o politici. Incursioni avvilenti, stancanti e soprattutto inutili. Fanno parte dello spettacolo? Ebbene, spesso Sgarbi si è paragonato a Carmelo Bene (odioso eppure geniale), ma lui non potrà mai esserlo. Se ne faccia una ragione.
Foto gentilmente concesse da Mario Rosato