Versi randagi

Un “librino”, secondo la definizione di un noto giornalista, dalla copertina accattivante. Un cerchio e dentro una fanciulla che guarda in alto. Perché guardare in basso a volte dà la nausea. All’interno versi denominati “randagi”. Un aggettivo insolito, ma polisemantico, che rimanda immediatamenti a chi vive ai bordi di un sistema sociale insoddisfacente, a chi vuol sentirsi libero, senza padroni. La non apparteneneza garantisce spirito lieve, fuori da ogni calcolo, anarchica capacità di inseguire sogni, costante movimento verso pensieri e sentimenti profondi.   Questi versi di Alessandro Cannavale, nascono, a mio…

Leggi