Tommaso Ariemma, “La filosofia spiegata con le serie TV”

L’etimo di filosofia è φιλεῖν (phileîn “amare”) e σοφία (sophía, “sapienza”), ossia “amore per la sapienza”. Però, la maggior parte dei sedicenni che abitano i banchi di scuola fanno seguire al nome della materia le domande “ma perché, a che serve?”. Curiosamente proprio queste domande sono la porta attraverso cui tutti i filosofi sono dovuti -e devono- passare interrogandosi sul senso stesso dell’esistenza mondana e ultramondana. Tuttavia imbattersi in questi temi risulta spesso e volentieri ostico, essendo digiuni rispetto a concetti quali l’archè, la fisica e la metafisica, il corpo e lo spirito, l’etica e la morale. Molto più facile risulta chinare il capo sullo smartphone e controllare se Netflix abbia già caricato l’ultima stagione della propria serie preferita.

A unire brillantemente questi due mondi, così apparentemente distanti, è stato il professore Tommaso Ariemma con il libro “La filosofia spiegata con le serie TV” (edito Mondadori). Un libro che si apre con la sfida di questo pop-filosofo che ha spiazzato gli studenti conscio che «tutte le volte che un professore di filosofia onesto e serio entra in un’aula e si appresta a introdurre la materia sa che dovrà vincere la diffidenza, se non le risate, dei suoi ragazzi nel confronti dei primi pensieri». Per vincere quella diffidenza dedica ogni capitolo a uno dei grandi filosofi della storia, accostandolo a serie TV acclamate che hanno alzato la qualità dei contenuti offerti al pubblico.

Se Parmenide diventa il padre spirituale del Rust Cohle di True Detective, il mondo delle idee di Platone viene spiegato attraverso Black Mirror (serie da così tante sfaccettature da poter essere affiancata anche a Cartesio, il filosofo del “Cogito ergo sum”). La logica e il sillogismo aristotelico trovano spazio tra gli zombie di The Walking Dead mentre Machiavelli cercherebbe il suo Principe nella guerra che infiamma Westeros nella serie tv culto Game of Thrones. «Il fiorentino Machiavelli invita a cogliere la fortuna, a sfruttare il momento opportuno. Hobbes ama invece il tempo scandito e organizzato, ama gli orologi. […] Insomma dove sono le leggi, dov’è lo Stato?». Hobbes, per il suo Leviatano, preferirebbe di gran lunga una serie come Westworld mentre Spinoza non potrebbe che disquisire con Papa Pio XIII, il Lenny Belardo di The Young Pope. Kant sarebbe il mentore perfetto per sopravvivere e orientarsi sull’isola di Lost mentre Walter White, della acclamata Breaking Bad, «affronta la morte e si mantiene in essa» (rubando le parole alla Prefezione della “Fenomenologia dello Spirito” di Hegel). Il comunismo di Marx viene invece spiegato attraverso la figura del pubblicitario Don Draper di Mad Men e a chiudere è Sartre a cui, oltre che una riflessione sui social network, viene nuovamente avvicinata Black Mirror.

“La filosofia spiegata con le serie TV” è un libro di appena 135 pagine, diviso in tre sezioni i cui titoli (“Alla ricerca”, “Sul posto”, “In fuga”) non vanno dismessi ma attentamente considerati quasi concedessero una ulteriore chiave di lettura, come “Soldati” per Ungaretti. Le pagine scorrono via velocemente: usando uno slang attuale e traslandolo sull’azione del leggere (e non del guardare) potremmo dire che è facile cedere al “bingeread”, e che probabilmente sarebbe un errore. Lo stile colloquiale proietta il lettore in un’aula dove il prof non insegna ex cathedra ma passeggia tra i banchi, novello Socrate, e rende la filosofia ancor più “attuale” e, perché no, divertente. I singoli capitoli vanno gustati lentamente, magari accompagnati dalla visione degli episodi e delle serie citate. In tal senso il libro si spoglia della veste di strumento didattico e diventa nutrimento per tutti. Lungi dal voler essere un compendio esaustivo del pensiero degli 11 filosofi scelti, il libro di Ariemma è anche un modo per sottolineare come prodotti della contemporaneità possano valicare le soglie del puro intrattenimento e diventare spunto di riflessione restituendo all’otium l’antico significato.

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