A mano disarmata

A mano disarmata è un film sulla vera storia di Federica Angeli, e di come inseguendo i sogni di ragazzina (diventare giornalista ed essere dalla parte dei più deboli) abbia scelto (perché seppur fatta di cuore, è stata una scelta) di cambiare la sua vita e quella della sua famiglia (tre figli e un marito). Paladina, armata di penna e coraggio, a sfidare la mafia di Ostia, coerentemente al suo desiderio di insegnare ai propri figli l’amore per la verità. Pagandone il prezzo con la libertà. Per ora.

Non aspettatevi sparatorie, sangue e ammazzamenti in serie. Qui non ci sono. E il motivo è presto detto: il film è tratto dal libro-testimonianza della stessa Federica Angeli e ne ricalca fedelmente il senso. Il punto di vista questa volta, piaccia o meno, è quello dei buoni e non dei cattivi. E bene ha fatto il regista Claudio Bonivento a non prendersi libertà che avrebbero reso sì più spettacolare la pellicola, ma allo stesso tempo l’avrebbe spogliata di ogni verità.

E quanta verità c’è nella sequenza in cui la protagonista viene informata che da quel preciso momento le verrà assegnata la scorta. Quant’angoscia in quello sguardo di Federica – un’immensa Claudia Gerini, che qui ha dimostrato quanto le sue corde drammatiche vibrino più di quelle comiche – mentre firma “la sua momentanea condanna”. Quanto umano dolore nella sequenza successiva, in auto, dove Federica ritorna bambina e chiama la mamma, insostituibile figura per ciascuno di noi, quindi diventa ad essere femmina, rifacendosi il trucco in riva al mare (il suo mare di Ostia), per poi trasformarsi di nuovo in mamma coraggiosa, luminoso faro per le sue creature che l’attendono ignari a casa.

Un film che va visto per capire quanto sia duro scegliere. Per capire che i cattivi possono vincere alcune battaglie ma non la guerra. Per capire che siamo ancora in tempo ad invertire la rotta.

Related posts

Leave a Comment