Claudio Prima, frontman di una delle band pugliesi più affermate del panorama musicale internazionale, BandAdriatica, ci racconta il nuovo singolo “Odissea”.
La band ha ottenuto nel corso degli anni numerosi riconoscimenti in tutto il mondo. La loro esibizione ha affascinato la critica del Babel Med 2017 di Marsiglia che l’ha definita “una delle migliori proposte di tutta la Rassegna” e “uno dei migliori live-act italiani”.
BandAdriatica propone una musica senza confini che si arricchisce mediante il confronto con differenti culture e si ispira dall’incontro con diversi artisti che hanno segnato la carriera artistica della band pugliese come Bombino, Mercan Dede, Rony Barrak, Savina Yannatou, Chieftains, Burhan Ochal, Kocani Orkestar, Boban Markovic Orchestra, Fanfara Tirana, Eva Quartet, Cafer Naziblas, Fanfare Ciocarlia e Michel Godard.
Il videoclip è disponibile su YouTube e sui social, title track dell’ultimo album dell’ensemble salentino capitanato da Claudio Prima, organettista, compositore, autore e cantante. Il video è nato da un’idea di Claudio Prima e del brasiliano Marcelo Bulgarelli (regista, esperto di biomeccanica teatrale, autore delle coreografie del nuovo live della banda). Il protagonista è Hassane Niang che si muove in un mondo deserto. Infatti, nel testo la figura di Ulisse si trasforma idealmente in un Nessuno del nostro tempo, segno
dell’ indifferenza e dell’ emarginazione a cui sono destinati a subire molti migranti che affrontano l’ odissea nel Mar Mediterraneo per giungere in un’ Europa ostile che innalza muri e fili spinati, creati dai nuovi Erodi della terra.
Il brano è tratto dall’ album “Odissea”, prodotto nel 2018 da Finisterre con il sostegno di Puglia Sounds Record, ha ottenuto un brillante successo e apprezzamento dalla critica internazionale ed è entrato nelle maggiori classifiche internazionali di world music: Transglobal World Music chart, World Music chat Europe e molte altre.
“Odissea” vede la straordinaria partecipazione del polistrumentista salentino, Antonio Castrignanò e Redi Hasa, i quali hanno impreziosito e arricchito il messaggio del brano mediante la musica e le parole che descrivono l’ odissea di un migrante.
Il viaggio musicale della band pugliese parte dalle terre salentine, dal profondo Sud delle terre di Puglia, il Salento. Un pezzo di Sud Italia in cui è fortemente presente una vivacità artistico-culturale che si caratterizza dai suoni di feste, di processioni, di serenate e funerali per poi affrontare il Mar Mediterraneo e contaminarsi in nuovi mondi mediante musiche di Albania, Macedonia, Croazia, con le fanfare Serbe e il Nord Africa fino al Mediterraneo più Orientale.
“Odissea” ci ricorda il valore di appartenere alla cultura mediterranea caratterizzata dal dono dell’ accoglienza e dell’ ospitalità verso il forestiero e lo straniero poiché nel corso della storia il sangue dei popoli mediterranei si è sempre mescolato con altri popoli, culture, tradizioni e religioni.
I Sud del mondo si riscattano mediante l’arte e la musica proprio come BandAdriatica portando in giro per nuove strade una musica senza pregiudizi, senza porti chiusi, ma guarda dall’Occidente e all’Oriente come un ponte di unione per emancipare il mondo e liberarlo dall’ignoranza, dall’egoismo e dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
E allora saliamo a bordo di “Odissea Mediterranea” per lasciarci cullare dalle onde e dai suoni del mondo per assaporare la bellezza dell’ integrazione e rigenerarci in una nuova visione di umanità.
La band è composta da Claudio Prima (organetto e voce), Emanuele Coluccia (sax), Andrea Perrone (tromba), Vincenzo Grasso (clarinetto e sax tenore), Gaetano Carrozzo (trombone), Morris Pellizzari (chitarre, saz e kamalè ngonì), Giuseppe Spedicato (basso), Ovidio Venturoso (batteria).
“Odissea” è il nuovo singolo di BandAdriatica. A chi è ispirato?
“È ispirato alla figura di Ulisse, nella quale tutti ci ritroviamo, alla ricerca continua di un approdo, di una casa. Ma la figura di Ulisse per noi è ancora più calzante, se accostata a quella di chi realmente oggi solca i mari mettendo in gioco la propria esistenza, alla ricerca di una nuova casa, di una nuova vita. È un brano dedicato a tutti i migranti, a quelli di oggi e a quelli di un tempo, come siamo stati noi italiani per molti anni, all’odissea che ancora oggi molti vivono nel Mar Mediterraneo, ai nessuno di tutti i giorni”.
Tre aggettivi per descrivere il brano.
“Incalzante, attuale, emotivo”.
Il Salento è da sempre una terra di contaminazioni, di partenze e di ritorni. Siamo figli e nipoti di emigranti e ancora oggi molti giovani emigrano in terre lontane per cercare fortuna proprio come i nostri fratelli marocchini. C’è una frase della canzone che vorresti dedicare alle terre di Puglia e alla sua Storia di emigranti?
“La parte rap del brano si conclude con questa frase: ‘Signore famme campare puru se fattu de n’autru culure’ e credo che racchiuda in sé tutta la ricerca di libertà che è racchiusa nella canzone e la protesta contro chi ancora crede che ci siano differenze fra gli uomini, siano esse di razza, di religione, di cultura”.
Il brano è impreziosito dalla partecipazione di Antonio Castrignanò e Redi Hasa, artisti sensibili alla tematica dell’immigrazione. Tu e Antonio avete già collaborato in passato per il progetto “Un’ala di riserva. Messa Laica per don Tonino Bello” a cura di Michele Lobaccaro”, è l’omaggio al vescovo salentino don Tonino Bello. Al riguardo, quanto pensi sia importante sensibilizzare il pubblico mediante la musica, per avvicinare le persone a tematiche importanti come l’immigrazione?
“In particolare in questo periodo, in cui la gente non ha più accesso agli eventi culturali, le canzoni, i video, rimangono fra i pochi strumenti di arricchimento ed emancipazione culturale. Quindi hanno una grande importanza per la sensibilizzazione alle tematiche di rilievo come l’immigrazione e in generale per non rischiare di essere travolti dalle paure che generano gli eventi a cui siamo maggiormente esposti. Non dobbiamo dimenticare il ruolo che l’arte svolge nella nostra vita, permettendo l’accesso e la conoscenza del nostro mondo interiore (d’altronde i miti come Ulisse svolgono da sempre questo compito per l’uomo). Il rischio altrimenti è l’impoverimento della nostra sensibilità, della nostra capacità di affrontare problematiche anche complesse con una visione più ampia, più lucida, una visione che si nutre dello sguardo altro a cui l’arte ci da l’accesso. Sguardo che altrimenti rischia di essere sempre uguale a se stesso, costretto dalle notizie che riceviamo ogni giorno, che disegnano un mondo senza speranza”.
Cosa può fare concretamente la Puglia per realizzare il sogno di don Tonino: creare il ponte culturale tra Oriente e Occidente per dar vita alla convivialità delle differenze?
“La Puglia è già un ponte culturale, lo è da sempre per il talento che le viene da una storia di convivenza fra culture diverse. Una storia raccontata dalla sua architettura, dalla sua musica, dai suoi dialetti, dalla sua cucina, in poche parole dalla biologia, dalla biodiversità come si usa dire in questo periodo, che le diverse dominazioni le hanno donato. La Puglia quindi non deve far altro che riconoscersi come figlia di una serie di attraversamenti che hanno l’opportunità di essere reinterpretati oggi, come culturalmente e biologicamente generativi, con lo sguardo moderno e neutrale dell’artista e del politico, oltre che del sociologo, per diventare patrimonio interpretativo di ogni suo cittadino. Ai politici, agli imprenditori, ai professionisti, agli artisti, ai cittadini il ruolo di muoversi consapevolmente in questa terra così ricca e feconda, per migliorare la propria personale visione del mondo e per metterla a servizio del contesto sul quale hanno una concreta influenza”.
Tra un paio di settimane è Natale. Un augurio di BandAdriatica di una sana rinascita per l’umanità.
“Dalla BandAdriatica l’augurio di una vera e profonda rinascita, l’augurio di mettere a frutto tutto ciò che di nuovo questo tempo ci ha portato e ci ha fatto comprendere, per rimetterci in moto con forza e passione, con una nuova consapevolezza”.