In teatro la prima replica dello spettacolo dopo il debutto è la più temuta dagli attori.
Smessa la concentrazione necessaria al periodo di prove e dopo aver retto alla tensione nervosa della prima uscita, nella recita che serve a prendere il largo, quasi tutti gli interpreti hanno una specie di prolasso umorale, in scena commettono parecchi errori e mostrano una preoccupante assenza di ispirazione.
Per un periodico appena nato è la stessa cosa? Un poco, sì. I giornalisti sanno che dovranno riorganizzare la loro vita per un impegno solido e duraturo; ma dopo il primo festeggiamento rimandano di qualche giorno lo sforzo creativo che serve per fabbricare una prosa del tutto nuova e interessante.
Perché ogni pubblicazione ha bisogno di una scrittura propria e di uno stile inconfondibile; ogni direttore chiede i soldi all’editore e in cambio gli promette un medium che dovrà trasformarsi in simbolo. (Chi ci riesce passa alla storia del giornalismo). E se il redattore scrive allo stesso modo del suo passato è meglio che si dedichi al mummificante lavoro degli uffici stampa.
Per noi è stato diverso. Abbiamo dato valore a un proverbio del Mali che dice “Mettiti in viaggio anche se l’ora non ti è gradita. Quando arriverai l’ora ti sarà gradita”. Siamo partiti per il pellegrinaggio verso una croce fatta di libri; le facce dei primi pellegrini sono già esposte nel colophon del sito (che non vede mai nessuno) e altre se ne stanno aggiungendo.
Ci siamo avviati verso la meta prescelta nella regione che consuma meno libri in Italia, che è il posto dove si legge peggio in Europa. In questo territorio frivolo tante associazioni mascherate chiamano comici da 4 soldi a presentare libri penosi invece che appoggiare autori meritevoli. In questa meravigliosa terra dove aumentano le feste galanti, le biblioteche rimangono spesso chiuse perché non c’è il personale, oppure sono aperte a orari da ambulatorio medico. E finiamola qui la polemica.
La novità del secondo numero è che abbiamo aperto alla poesia. In Puglia, ma non c’è molta differenza altrove, non è mai esistita una autentica e lodevole cattedra di Poesia, come si vede nei film americani. La conseguenza è con la scusa del verso libero si sentono in giro decine di pataccari che si fregiano di essere poeti e fanno volteggiare le loro rime a capocchia, invece di scegliersi una penombra e meditare sulla profondità del silenzio. E se gli dici qualcosa s’incazzano pure.
Amando la bellezza, siamo convinti che sarebbe entusiasmante se tutti scrivessero (e comprassero) poesie, ma prima deve essere obbligatoria un’educazione tecnica di base, altrimenti le tipografie continueranno a stampare oscenità su rose rosse, tramonti, cuori infranti, muri screpolati, parenti morti ecc.
Allen Ginsberg che rivoluzionò, anzi frantumò ogni stile poetico era in realtà uno specialista di prosodia e metrica e non gli sarebbe stato difficile fare versi seguendo la tradizione classica anglo-americana.
Buona lettura.