Nemmeno il tempo di smaltire le polemiche sugli esiti di Sanremo, ormai una routine divenuta banale ancor più degli stessi contenuti del festival, che ci si ritrova dinanzi a scenari artistici sempre più sconcertanti anche oltre i confini del nostro Paese. A fronte di un orientamento globale in termini di preferenze musicale orientato verso un genere definito “Trap” (ma che in realtà non ha molto da condividere coi rapper americani, tra i primi creatori del fenomeno figlio del rap e dell’rnb), il panorama artistico europeo e intercontinentale non pare essere meno enigmatico di quello italiano, con generi come il Rock messi sempre più spesso ai margini.
La recente notizia che ha fatto scalpore tra gli amanti italiani del rock è senza dubbio rappresentata dalla presenza di Ed Sheeran al prossimo Firenze Rocks 2019, sullo stesso palco che un meno di un anno fa ha visto le esibizioni di gruppi come Foo Fighters, Iron Maiden e Guns N’ Roses. Il giovane cantante inglese sarà protagonista tra una esibizione dei californiani Tool e del sempre verde Eddie Vedder, annoverato all’unanimità come uno degli ultimi grandi rocker in vita.
Senza nulla togliere alle ottime capacità di composizione del giovane inglese, che a meno di trent’anni è tra i rari artisti che può vantare oltre quaranta milioni di album venduti, è oggettivamente constatabile che il buon Ed Sheeran è tutto tranne che Rock. Nonostante ciò sarà tra gli headliner del festival che si annovera in Italia come l’evento Rock dell’anno, e tra i più interessanti a livello europeo.
Dall’altra parte dell’Oceano la storia sembra non cambiare; la recente edizione dei Grammy Awards, l’equivalente degli Oscar del cinema per la musica, ha visto la vittoria netta della musica commerciale, con un concetto della stessa che non si discosta troppo da quello italiano. A occupare le nominationse ad alzare statuette gli ormai attualissimi Drake, Dua Lipa, e una rinnovata Lady Gaga, sempre meno nelle vesti di donna copertina, ruolo che la rese celebre a inizio decennio.
Anche a Los Angeles però il rock ne esce con le ossa rotte, male. Un prevedibile riconoscimento omaggio al mai dimenticato Chris Cornell, l’altrettanto prevedibile riconoscimento ai giovanissimi Greta Van Fleet (che si portano a casa la statuetta come miglior disco Rock a mani basse più per una mancanza di alternative che per propri meriti) e la vittoria come miglior brano Rock per Annie Erin Clark, meglio conosciuta come St. Vincent, che durante la serata si è esibita proprio con la popstar Dua Lipa. Peccato che la musicista americana con “Masseducation” educa su tutto, tranne su cosa può essere davvero il Rock, a scapito delle candidature degli stessi Greta Van Fleet e degli inglesi Bring Me The Horizon, tra le band più in voga tra i nuovi, pochi, ascoltatori di Rock, che sarebbe opportuno iniziare a definire “emarginati” più che “alternativi”.
È curioso notare come St. Vincent può vantare un Grammy come miglior brano Rock grazie a un brano che Rock non è, mentre ad esempio il regista di Knoxville (Tennessee) Quentin Tarantino non ha mai portato a casa la più nota statuetta a forma di grammofono che il mondo ricordi, nonostante negli anni abbia accumulato ben quattro nomination come migliore soundtrack per pellicole cinematografiche; (cosa ne penserà suo padre, l’attore Tony Tarantino che per via della sua età ha vissuto ben altri momenti in cui i Grammy Awards erano un riconoscimento oggettivamente nobile? Non è dato sapersi).
Se ormai la musica in USA è la brutta copia di sé stessa, a maggior ragione non ci si può sorprendere quindi della mancanza d’identità in particolare del Rock a Sanremo, un genere quasi sempre ignorato per una serie di motivazioni nella storia del festival della canzone italiana, ragioni che meriterebbero un approfondimento specifico. La lotta, se così la si può definire, è quindi tra giovani ex sconosciuti, artisti emergenti della nuova scena Hip POP (perché alla fine di Pop si tratta) e il tentativo di riesumare salme di “cadaveri” (da intendersi come artisti al culmine del proprio glorioso percorso artistico) che, salvo sorprese, dovranno rassegnarsi a trascorrere un altro anno in sarcofago per provare a restare integre fino al prossimo di festival.
È ormai tempo però di non essere troppo polemici con ciò che accade ciclicamente ogni anno a Sanremo, visto che dati alla mano, oggi più che mai tutto il mondo è Paese; per la gioia dei fanatici della globalizzazione.